Post date: Mar 18, 2012 5:46:58 PM
La culla della tecnologia e' su al nord. Si prende l'aereo al mattino dall'areoporto di Burbank, poca fila, pancia dell'aereo vuota che quasi nessuno ha fatto il check-in; un giorno, due giorni, bagaglio a mano. A volte si vedono gli stessi visi della volta precedente. Una volta lo facevo spesso, avevo quasi fatto degli amici, come si fa su un bus. Quelli della Southwest l'hanno capito, e gli aerei li trattano come bus; persino l'orario si confonderebbe con quello di un bus: puro genio imprenditoriale mittel-americano.
Al nord, ci abbiamo vissuto, Jim ed io, nella Casa Nel Bosco. Lasciammo un giorno di quasi un decennio fa la nostra culla marina e festaiola di Hermosa, dandole l'addio con una notte al SeaSprite, lo stesso albergo sulla spiaggia che ci aveva dato il benvenuto. In realta' non volevamo andare, anche se per due anni tentammo di convincerci che era la cosa giusta. Il perche', lo riassunse l'amica Rita in una frase: "Cosa ci andate a fare, voi siete LA people".
La chiamammo avventura, e partimmo.
Non posso dire che non abbiamo bei ricordi di quei due anni: soprattutto incontrammo facilmente ottimi amici, molto piu' facilmente che fra gli Angeli.
Non riuscimmo pero' mai a superare un disagio di fondo. Ho pensato e ripensato al perche', e di ragioni ne ho trovate tante, e nessuna che davvero bastasse a spiegare il tutto.
Il viaggio in macchina verso nord mi ha sempre dato nostalgia, della Toscana. C'e' un momento preciso, circa a meta' strada, quando compaiono i primi vigneti, le colline si addolciscono, e il verde cambia colore. Li', e'dove ho capito il proverbio: "lontano dagli occhi, lontano dal cuore". O forse il suo complementare: "vicino agli occhi, vicino al cuore".
Similmente mi sentii a San Francisco. Pensai che, se dovevo stare li', tanto valeva che me ne restassi in Europa. Mi se ne perdoni la superficialita'.
La valle della tecnologia lascia poco spazio al resto, la concentrazione essendo forse il segreto del suo immenso potere creativo. Fummo tecnologa e agente immobiliare, immersi fra tecnologi e agenti immobiliari, che vendevano case a tecnologi.
Cercammo di coltivare il resto di quello che eravamo. Jim scopri'e comincio' a raccontare la storia di Quintino Ceccanti, io feci mosaici, oggettini in vetro fuso, classi di recitazione.
Tentammo pure di comprarci una casa, quasi ringraziando le termiti che la infestavano e ci fecero uscire dal compromesso.
Ma c'e' sempre stato qualcosa che non quadrava, una discordanza di personalita', un vuoto da colmare.
Tornammo a visitare la Citta' degli Angeli, e un giorno decidemmo, senza certezze ne' rimpianti, di tornarci. La Casa Gialla ci accolse, e non ci ha piu' lasciato andare.
Adesso, tre o quattro volte l'anno spendo qualche giorno nel Googleplex. A volte vado a cena con vecchi amici, ma piu' spesso mi lascio completamente assorbire dall'energia di quel campus strabiliante pieno di studenti cresciuti. Faccio il pieno della creativita' al Silicone, mi immergo nel cameratismo e qualche volta anche nell'amicizia con volti vecchi e nuovi che vedro' poi su uno schermo o trasformati in un email. E poi me ne ritorno con sollievo a lavorare fra i vetri e i binocoli, a respirare l'aria e la luce di Los Angeles.
La mia creativita' abita fra le montagne di San Gabriele, la valle di San Fernando, l'odore del mare e di Cannabis della finta Venezia, anche se qui siamo forse troppo distratti dal resto della vita per rivoluzionare la tecnologia.