Post date: Jul 5, 2016 2:08:09 AM
Espressione molto americana, che è un po' come "tiriamo avanti", ma senza l'amarezza o il velato compatimento di se stessi. Ha la forza positiva di chi del cambiamento o è contento, o prova almeno a vederlo come occasione di rinascita.
Quando l'interstate 40 uccise molte delle comunità lungo la route 66, il signor Angel Delgadillo, barbiere di Seligman, Arizona, decise di rimboccarsi le maniche. Raggruppò tutto il paese intorno alla sedia da barbiere che adesso è diventata un mezzo monumento, e dette inizio alla rinascita.
Di quello che non è piu', ne facciamo un museo, e perchè no, anche una leggera trappola per turisti. Lo spirito sembra essersi diffuso attraverso tutta l'Arizona, nella quale scappiamo dalla depressione di Needles, ultima caldissima tappa in California.Passato il Colorado River, dovevamo costeggiare il lago Havasu fino a Kingman. Invece no, un cartello senza preavviso nel mezzo della strada ci rimbalza sull'interstate, dalla quale entreremo e usciremo per un paio di giorni.
Il paesaggio cambia, e continuerà a cambiare. Le pietre a morbidi strati rossi cominciano a sovrastarci,
interrotte da cespugli quasi verdi. Ci ritroviamo a Kingman, in un simpatico centro per visitatori dove non solo controllano per noi la chiusura delle strade e ci riempiono di gentili guide e depliants, ma forniscono anche i bambini di un colorato "passaporto della route 66 in Arizona", mettono il primo bollo e via, a cercare il prossimo.
Con i colori caldi dell'Arizona, lo spirito si rasserena, e ci trasporta tra riserve indiane, villaggi ricostruiti, e pianure di cui non si vede la fine, fino alla Seligman di cui sopra. Dicono che il Cars di Disney sia ispirato qui, e allora via con un bel Mater in esposizione, nel cortile di una baracca colorata e affollata dove mangiamo l'ennesimo hamburger. Noi, e una variopinta mescolanza di vecchietti tatuati e motociclisti da Harley (o erano gli stessi?), allegre famigliole e quasi romantiche coppiette. La paccottiglia non si conta, ma fa tanta allegria. Si ferma pure un bus di turisti giapponesi. Il vento e l'ombra della tettoia fanno finalmente respirare.
La desolazione dell'abbandono è decisamente piu' mitigata, accanto ad ogni cartello dei tempi che furono, appositamente lasciato per ricordo, c'e' un cartello dei tempi che sono, e magari un negozietto o un ristorantino, tutti marcati, ovviamente, con il doppio 6.
Si riparte, verso le foreste. A duemila metri e piu' ci aspetta una casetta fra i pini, in
un motel-campeggio che alloggia anche dentro locomotive in disuso. Sarà il verde che rilassa, ma mi addormento in uno di quei sonni pomeridiani da venti minuti che ti rimettono al mondo. Poi si gioca a nascondino fra gli alberi, e ci si avvia in paese, sullo struscio, a mangiare qulcosa e godersi il sabato sera prima della festa. Ci allietano pure con uno spettacolo in mezzo di strada di cowboy e finte sparatorie. Williams, Arizona si vanta in un murales di essere l'ultima città che è stata bypassata dall'interstate 40. Ride bene chi ride ultimo, e qui hanno deciso di ridere. Passa il treno che porta nel Grand Canyon, non lo prendiamo, ma con i treni merci lunghissimi da cento carrozze e tre locomotive continuiamo a rincorrerci, lungo la strada.
Cominciamo poi a scendere e lasciare i pini, di posti se ne vedranno altri, prima di approdare al teepee di stasera. Per esempio, il cratere da meterorite meglio conservato al mondo, e la storia delle illusioni del signor Beringer che fu solo un visonario a metà e fece bancarotta senza trovare il ferro con cui sperava di costruire binari. Un eroe lo stesso. Si riparte il giorno dopo, è il 4 di luglio. Il paesaggio continua a cambiare e a stupire. Arriviamo a Flagstaff nel bel mezzo della parata a stelle e strisce. L'aria è fresca, si respira finalmente bene. Sembra unacittà sana e allegra.
Al motel, ci dicono dove andare per vedere i fuochi d'artificio; andremo, che l'America non può essere piu' America di così. Buon 4 di luglio a tutti.