Post date: Dec 23, 2012 1:14:59 AM
Si spara. Sui bambini. A me sembra di sognare. Un incubo tremendo.
C'e' qualche matto furioso che pensa che la soluzione sia mettere un poliziotto in ogni scuola. Mi domando se dovro' dare una pistola alla babysitter, in caso qualcuno con una mitragliatrice suonasse alla porta alle tre del pomeriggio. Gia' che ci siamo, aggiungiamo una classe di difesa armata all'ultimo anno delle superiori, a quell'eta' dovrebbero essere gia' pronti, e in caso di necessita' saprebbero come usarle.
C'e' qualche altro che incolpa i videogames e i film. Che certo innocenti non sono, ma ci sono in tutti i paesi del mondo, dove di queste sparatorie di massa non ce ne sono cosi' tante. Si vede che altrove sono capaci di insegnare ai bambini la separazione.
Poi ci sono quelli che dicono che le pistole libere ci sono anche in altri paesi, come la Svizzera e Israele, e non e' vero che c'e' correlazione tra la liberta' di comprare una pistola e i massacri. Ignorando che le regolamentazioni sono molto piu' strette, e che comunque nella stragrande maggioranza dei paesi dove le mitragliatrici non si comprano al supermarket, di massacri ce ne sono molti meno.
La formula magica non c'e', le persone violente ci sono e ci purtroppo ci saranno sempre, qui si tratta di limitare e soprattutto prevenire i danni.
Senza creare uno stato di polizia, che di danni ne porterebbe un'immensita'.
Per quanto mi riguarda, la decisione di rimuovere il diritto alla difesa personale con le armi e' una cosa da non pensarci sopra nemmeno un minuto. E' talmente ovvio che un'arma e' un mezzo troppo potente da mettere nelle mani di una persona qualunque e senza preparazione, e secoli di evoluzione civile hanno insegnato che la giustizia non puo' essere amministrata tramite la legge del taglione, pena conseguenze molto peggiori. Io, la necessita' di una pistola, non l'ho mai sentita, anzi, le armi mi fanno paura e basta.
Qui ci si riempie la bocca di parole grosse sentendosi "portarori di democrazia", si insegna ai bambini all'asilo a "usare le proprie parole" per difendersi dalle manate di un compagnuccio, poi si tiene la pistola nel cassetto e si scatena guerre. Come se si volesse essere civili ma non si potesse, come un bambino che ci prova a fare il bravo, ma poi fallisce, per paura, solitudine, ignoranza.
Si, perche' alla fin fine uno puo' mettersi li' con gli amici consenzienti a condannare e ridicolizzare la demagogia dei fautori delle armi, ma se non si capisce perche' ci sono cosi' tante persone che sentono la necessita' di possederne una, non si riuscira' mai a convincerli che il problema non e' che una persona malata con una pistola va contrastata con una persona sana con una pistola, ma che la mamma sana di una persona malata, forse proprio per la solitudine, la disperazione di avere a che fare con un figlio malato, e magari la paura della sua violenza, avesse sentito il bisogno di avere armi d'assalto in casa.
Paura, solitudine, ignoranza.
Paura, in un paese grande di gente diversa, dove nascondersi e scappare e' cosi' facile. Dove avere il proprio e' cosi' fuggevole, e proprio per questo cosi' importante che lo stato diventa piu' spesso l'usurpatore che il protettore. Dove la memoria di una guerra civile che divide e' piu' fresca e vicina della memoria di una guerra mondiale che unisce contro un comune nemico, lasciando l'impressione che il nemico sia alla porta accanto, non oltre il mare o le montagne. Paura, dove la copertura di necessita' fondamentali degli individui, come sanita' e istruzione, non sono riconosciute come diritto ne' dovere della comunita'.
Solitudine, dove l'ampiezza degli spazi, la baraonda dei movimenti, e la velocita' dei cambiamenti assottigliano la profondita' delle amicizie e il valore della solidarieta'. Solitudine, l'altra faccia della medaglia di quella stessa liberta' profonda che fa sbocciare il talento e inventare il mondo.
Ignoranza, dove non si hanno abbastanza vacanze per viaggiare, dove si lavora tutta l'estate per pagarsi gli studi, si arriva in tarda eta' a non avere nemmeno un passaporto, tanta e' la varieta' ambientale che si ha entro i confini, e la varieta' culturale che si ha l'illusione di avere -come se non fossimo stati tutti noi immigranti ad adattarci ai valori di base piu' che ad adattarli a noi- che spesso non si ha il concetto che si possa pensare e vedere il mondo in maniera radicalmente diversa, e dalla diversita' si sente la necessita' di proteggersi con le armi.
La terra delle opportunita' e' anche quella degli estremi e delle paure. Va quasi da se'.
Uno scritto interessante e' circolato in questi giorni, di una madre di un bambino autistico. Si intitola "Io sono la madre di Adam Lanza". Racconta delle paure, della volta che il figlio l'ha minacciata con un coltello da cucina, del piano di emergenza piu' volte eseguito dai fratellini, correre fuori e andare a chiudersi in macchina, di quando ha dovuto chiamare la polizia che si portasse via il figlio durante una crisi violenta, di tutte le promesse da lui fatte di comportarsi bene, alle quali lei si rende conto di non poter credere piu'.
La signora Lanza invece si era comprata delle pistole, anzi ne era entusiasta, dicono. Pensate la disperazione. Magari, qualcuno intorno a lei, o forse noi tutti, avremmo potuto fare qualcosa per cui lei non pensasse che quella era la soluzione ai mali del mondo. Magari, all'ultimo momento, quando se le e' viste puntate addosso, ha avuto paura delle stesse armi comprate per paura. Magari le e' anche venuto in mente che l'ultima vittima non sarebbe stata lei, magari il figlio malato le ha anche detto cosa aveva in mente di fare. Magari ha capito che non aveva risolto niente, anzi che aveva fatto molto, molto peggio. Magari ha capito.
Magari, possiamo trovare un modo per far capire a tutti quelli che hanno paura che stanno solo facendo peggio, prima che le stesse armi che hanno comprato per paura siano puntate su di loro e su noi tutti. Per i bambini di Sandy Hook, e per i nostri, che hanno la fortuna di essere ancora vivi.