Post date: Jul 9, 2016 9:52:04 PM
Lasciamo Albuquerque la mattina. Santa Fe non è più stata sulla route 66 dal 1938, ma lo era prima, e noi comunque volevamo vederla. Ci arriviamo in tarda mattinata, in una luce quasi devastante. Ci vuole un po' a superare il fastidioso sospetto della trappola da turisti, ma alla fine ci riusciamo.
Il museo di Giorga O'Keeffe, e la sua storia, ci riportano nello spirito giusto. Qui, sembra che abbiano capito come conservare l'incanto. Le case sono tutte adobe, rosso terracotta delicato, quelle nuove e quelle vecchie. I negozi pieni d'arte moderna, ma senza stonare col gusto antico dell'architettura. Passeggiamo, mangiamo, fotografiamo, ci rilassiamo. Poi ripartiamo, e decidiamo di stare lontano dalle autostrade. Scegliamo una via che per cento miglia ci fa attraversare manciate di paesaggi diversi ma tutti splendidi, ci porta su e giu' per poggi, dentro e fuori dai canyons, tra rocce e campagne e pianure e ombre nitide delle poche nuvole. Ogni tanto, da una curva o da un dosso, un nuovo paesaggio si apre a levare il respiro. Arriviamo nel tardo pomeriggio a Tucumcari, l'ultima tappa in New Mexico.
Anche qui, hanno saputo dare continuità senza strappi. Il caldo e il vento ci avvolgono, dopo un bagno nella piscina del motel, percorriamo in su e in giù questo tratto di route 66 pieno di cartelli di motel e diners famosi in altri tempi, ma che non hanno perso la loro allegria. Cerchiamo un posto da BBQ in una traversa, un cartello ci avverte che sono "smoked out", ripieghiamo su uno dei pochi ristoranti aperti, che non ci delude. Il nuovo Mexico, quello a nord del Rio Grande, ci saluta con un tramonto che sembra esplodere. Messaggio ricevuto, ritorneremo.Il giorno dopo il Texas ci accoglie con le nuvole e un po' di pioggia; tra quello e l'appiattirsi del paesaggio, faccio fatica ad assorbire il passaggio.
Dall'incanto, alla realtà dei calorosi "howdy" e il cibo semplice e buono, ma anche i tristi monumenti che celebrano l'ancora più triste diritto di portare armi. Non mi godo granchè la scultura moderna di Cadillac Ranch, continuamente martoriata da visitatori con bombole di pittura spray, mi conforta l'idea della bistecca che ci attende la sera. Il Big Texan motel, e il famoso ristorante annesso, sono così incredibili da ridare l'allegria.
La realtà li portò qui, all'interstate 40, via dall'originale posizione lungo la route 66, grazie alla pragmaticità del proprietario, che preferì spostarsi che languire. Tutto è felicemente ricostruito, il ristorante e il bar annesso riportano in atmosfera da cowboy e Far West, un semplice giochetto che sfida a far approdare un anello in un gancio ci intrattiene per un tempo stranamente lungo data la semplicità.
Altre cose che ci intrattengono: una piscina a forma di Texas, la facciata del motel, una lucertola gigante, due coraggiosi signori che cercano di finire la loro bistecca da tre chili in un'ora per averla gratis, birre giganti e bistecche anche per noi, una candida cameriera che ammette di non avere consigli sulle birre perchè lei è troppo giovane per berne, e sbaglia l'ordine due volte risultando in birra e dolci omaggio, un giocoliere che nel bar all'aperto tira birilli ai bambini, un cantante country. Ripartiamo la mattina fra le mucche di qua e di là dalla strada, decisamente parecchie, per un'altra deviazione, Palo Duro Canyon, descritto come il secondo canyon più bello dopo il Gran Canyon.
Non ci pentiamo affatto di aver dato questa seconda opportunità al paesaggio del Texas, questo canyon dal fondo verdeggiante percorribile in macchina davvero meritava. Ci avventuriamo anche su un sentierino, nonostante i 100F e più. Salutiamo poi anche il Texas, cominciano a vedersi le campagne dell'Oklahoma, Ma di questo parleremo un'altra volta.