Post date: Jul 3, 2016 5:45:33 AM
Leggendo Steinbeck, la California era la terra promesssa. In California ci siamo arrivati da est, noi due, e adesso partiamo verso est, percorrendo a ritroso la via che alla terra promessa porto' tanti altri. Noi portiamo i nostri bambini, che nella terra promessa, o quello che adesso e' diventata, ci sono nati.Ci impuntiamo a partire dalla vera fine, e sfidiamo il traffico angelino del primo pomeriggio di un venerdi' prima della festa, per arrivarci.
Santa Monica quasi non la riconosciamo, affogata di turisti, stranamente calda-umida ma con una brezza quasi fresca, troviamo parcheggio a fatica, la verita' e' che non vediamo l'ora di fare la foto sotto il cartello e partire.
Questo Eden di citta' e' di sicuro un inferno del traffico, incredibile ci sia rimasta ancora l'ingenuita' da pensare di poter seguire la route 66 in citta' in pieno pomeriggio. Dopo poco piu' di un'ora riunciamo e ci lasciamo navigare, che la prima parte si puo' sempre rifare un'altra volta. Magari alle due di notte.
Nonostante tutto, a San Bernandino non si arriva prima delle sei, nervi da traffico a fior di pelle. Si scioglie tutto, insieme ad un po' dello stress quotidiano accumulato, dentro un teepee di cemento e ancora di piu' in una piscina tutta per noi e della temperatura giusta. La citta' scompare in un tuffo, la vacanza e' cominciata.
Ceniamo in un diner un po' troppo curato per essere davvero originale, sotto improbabili sguardi di Fonzie e Marylin. Il caldo opprime, la danza notturna dell'aria condizionata si e no comincia. Ma il teepee ci avvolge in un sonno soddisfatto.
Secondo giorno, ed ultimo in California. Si scivola nel deserto verso la citta' fantasma di Calico, completamente riscostruita, ma senza sembrare troppo finta. Esploriamo la miniera forse per ripararsi dal caldo, abbiamo passato i 100F. Il tempo in macchina scorre fra risate e giochi di carte,
la strada e' sempre piu' vera. Per pranzo, ci fermiamo al Bagdad cafe, quello del film. Non c'e' aria condizionata, il locale e' tappezzato di ogni possibile ricordo e foto di qualsiasi parte del mondo. Dopo e prima di noi, si fermano motociclisti da Harley e turisti francesi. L'espressione "nel mezzo del niente" non potrebbe essere piu vera, uno si domanda come abbiano fatto a mantenere il posto cosi'.
Il mezzo del niente continua e non si ferma piu', il deserto e' sempre piu' bello, piccoli tornadi di sabbia sui lati della strada ci rincorrono. Passiamo da Amboy, che' da un giorno all'altro si spense insieme con la sua strada rimpiazzata da un'altra interstate. Quando i posti si spengono qui, si spengono di vetri rotti e legni inchiodati alle finestre, di tetti mezzi sfondati e cartelli scoloriti. Poi a volte a qualcuno viene in mente di resuscitarli, allora li riempie di neon e palme e vecchie macchine arruginite per decorazione. Non ci sono vie di mezzo, qui. Si vive in palazzi o catapecchie, in citta' o nel mezzo del niente.La strada e il deserto continuano a srotolarsi, sprazzi di rocce rosse ci annunciano che l'Arizona sta per arrivare. La macchina vibra ancora di giochi musica e risate, arriviamo a Needles, l'ultima tappa in California. Basta un'altra piscina per fare di un motel all'incrocio di due strade torride la nostra reggia di stasera. Domani si riparte, la strada chiama e gia' ci ha conquistato. A presto, California, adesso e' il tempo dell'Arizona.