Post date: Oct 12, 2014 12:30:31 AM
Ho attraversato Los Angeles in bicicletta, un martedi mattina di inizio ottobre. Le foglie non cadevano ancora dagli alberi, e forse non cadranno affatto, perche' qui l'estate spesso non finisce.
Ho caricato la bici sul portabiciclette della macchina, ho accompagnato i bambini a scuola, lasciato la macchina accanto alla piu' vicina fermata dell'autobus che mi avrebbe riportato indietro. Poi sono partita per andare al lavoro, insieme a tutta la citta'.
Ho cominciato accanto al Los Angeles river, che molti credono arido e senz'acqua. Questa parte mi e' nota, ormai la faccio spesso, dieci chilometri di pista ciclabile incastrati fra l'autostrada e il letto del fiume, il rombo delle macchine da una parte, papere, aironi cormorani e frasche dall'altra. Intorno, altri ciclisti piu' o meno casuali, qualche senza-tetto che si sveglia, qualche improbabile pescatore. C'e' chi la fa sullo skateboard, c'e' spazio anche per i cavalli. Piu' oltre, dove la pista si distacca dall'autostrada, si infilano nel mezzo, in ordine casuale, parchi, cantieri, officine, case.
Questa volta mi sono staccata prima pero', invece di arrivare a DownTown Los Angeles dove di solito il GoogleBus mi raccoglie, ho salutato il fiume a Glendale Blvd. e sono salita su su Hyperion.
Silverlake e i suoi hipster ancora dormivano o cosi' sembrava. Una strada laterale a ridosso della collina ha una pista ciclabile, l'ho scelta e ho costeggiato i caseggiati. Un'improbabile gruppo di etnie miste ha invaso la corsia, poi ho capito che era in corso una transazione di compravendidata di una macchina, Ho assaggiato Sunset Blvd. la dove ancora odora piu' di tacos che di Hollywood. Ho pensato di fermarni per un caffe' a Intelligentsia, poi ho realizzato che non avevo portato il lucchetto per la bicicletta. La prossima volta. Ho continuato, la citta' sempre assonnolita, ma il sole si' e' svegliato. Le prime macchine con altoparlanti potenziati, bassi che rimbombano, facce tese dentro la macchina. Nessuno mi ha osservato, nessuno si e' stupito, meraviglia della metropoli che le ha gia' viste tutte. Quasi mi sono stupita piu' io di me stessa, in sella gia' da piu' di mezz'ora per la mia improbabile pedalata lunga come una maratona.
Mi sono avvicinata al cuore della citta', all'angolo tra Western e la terza strada mi e' sembrato che tutti ad un tratto si fossero svegliati. Abbiamo aspettato in tanti, a piedi o in bicicletta, che il semaforo diventasse verde. Ho sentito il primo pulsare della grande citta', ma lo ho abbandonato quasi subito, girando sulla tranquilla quarta strada, tanti stop a quattro vie da poter ignorare, pochi semafori, continui segni che ricordano alle macchine che la via e' da condividere con le bicilette. Un ciclista muscoloso ha continuato a superarmi, sapevo che l'avrei ripreso al prossimo semaforo. Per una volta, la citta' sembrava non suggerire di andare veloce.
Ho attraversato Los Angeles in bicicletta, non ho mai avuto fretta di arrivare. Il traffico della mattina non si vedeva quasi, sul percorso accuratamente mappato in anticipo, il groviglio della mappa delle piste e corsie ciclabili davanti agli occhi.
La quarta strada comincia con appartamenti malandati, finisce con i muri alti delle residenze di lusso di Hancock Park. Comincia con la gente con i suoi averi in qualche sacchetto di plastica, continua con un'utilitaria che si mette in moto dietro una cravatta, finisce con una signora annoiata che corre con un canino.
Sono scesa piu' a sud, attraversando il frenetico Wilshire Blvd., cercando Venice Blvd, la via del mare. Anche li' sembrava che il traffico non fosse reale. Sono passata sotto tre autostrade che a guardarle sembravano un'inferno, la 10, la 110, 405. Non ho rallentato la pedalata. Ho visto tutto e mi e' rimasta solo un'impressione, troppo lenta per scomparire, troppo veloce per fermare tutti i dettagli. Ho letto tutti gli slogan delle chiese e delle scuole, mi sono domandata chi scegliesse le une o le altre a per via di quelle frasi a caratteri giganti in bella vista. Sono ripartita con ogni macchina che si metteva in moto, con ogni persona che cominciava a camminare.
Ho attraversato Los Angeles in bicicletta. ho visto decine di case che ricordavano tempi migliori: vittoriane, stile ispanico, coloniale, craftsman e quant'altro, in attesa del prossimo artista disposto a restaurarle ed amarle, o del prossimo costruttore che le distruggera'. O forse destinate a restare cosi' per un altro decennio.
Via via che mi scorreva sotto le ruote, Venice Blvd. e' cambiato, passata la 405 il mare si e' fatto sentire. Qualche pino in piu' lungo la strada, la terra che sembra quasi sabbia, o forse qualche memoria di un fotogramma di un film.
Sono arrivata ad Abbot Kinney, gli hipster si erano svegliati. Anche una Hummer che mi ha tagliato la strada, la prima volta che avrei volentieri gridato un improperio - e forse l'ho fatto. Ho realizzato che in tutto il percorso non avevo provato quella collera da strada che spesso mi prende in macchina.
Poi sono arrivata, erano le dieci, quasi presto.
Ho attraversato Los Angeles in bicicletta, me la sono sorseggiata in movimento calmo, in tutti i suoi odori e colori. Dalla valle del cinema ad est, sono arrivata al'Oceano a ovest, e ho cominciato la mia giornata, insieme a tutti gli altri.