Post date: Oct 19, 2014 4:10:38 PM
Non sto pensando di resuscitare Potere Operaio, rifletto sulla vita di tutti i giorni. Un paio d'anni fa, l'avevo gia' fatto. Ci ritorno, due anni dopo, forse con qualche idea in piu' sulle soluzioni, per quanto magari ancora irrealizzabili. Sono passati due anni di figli che crescono, di carriere che procedono, di vita che scorre, che inizia e finisce, qui e nella vecchia Europa, e di una nuova casa. Due anni bellissimi ma faticosi. Due anni in cui alcune questioni sociali si sono risvegliate e hanno fatto balzelli avanti, qui negli USA. Tra un passo falso e l'altro, siamo riusciti a instaurare l'assitenza sanitaria per tutti. Poi, siamo quasi riusciti a dare un'alta forma di riconoscimento sociale, il matrimonio, alle coppie omosessuali. Adesso si sta cercando di alzare la paga minima, e finalmente, ci si sta occupando del fatto che le donne sono pagate meno. Quelle che lavorano, ovviamente.
Nei posti di lavoro, la frase di moda e' l'unconscious bias, pregiudizio inconscio, quella sottile forma di discriminazione di cui non ti accorgi, quella che ti fa leggere un curriculum in maniera diversa se il candidato si chiama Giovanni o Lucia, oppure Jose, Lamar, Yu o John. Adesso si parla di diversita' , con l'enfasi sui benefici dell'avere gente di tutti i tipi intorno, per corroborare il fatto che le pari opportunita' non sono solo socialmente eque, ma anche stimolanti e a vantaggio di tutti.
Tutte cose giuste, per un'altra generazione, avrebbe detto Gaber.
Guardiamoci intorno, stiamo cercando di implementare il futuro con una struttura della societa' sostanzialmente intatta da decenni. Siamo un branco di inconsci ipocriti.
Leggevo un articolo recentemente, qualcuno ha intervistato circa 700 donne che avevano un lavoro nella tecnologia, e lo hanno lasciato. I motivi principali? Tempo e famiglia, e il disagio di sentirsi sempre differenti in un mondo che di diversita' ne ha ben poca. Tombola. Non la paura della matematica, non la mancanza di confidenza. Quelli sono effetti collaterali. Il tempo che manca, e un disagio sottile che consuma.
Nei quadri dirigenti delle compagnie, le donne sono ancora molto rare, certamente meno nella meta', e certamente meno della percentuale delle donne nella compagnia stessa: l'imbuto stringe le donne piu' degli uomini. Le culture sono spesso determinate da chi sta in alto, gli ambienti riproducono se' stessi, disegnati e modellati dalle maggioranze e da chi le guida, che creano regole e consuetudini adatti a se stessi. La diversita' non si fa con la democrazia interna. Piu' che vai avanti nella carriera, piu' che il lavoro ti assorbe, piu' che l'ipotesi di una compagna (raramente, compagno) dedito ad occuparsi di casa e famiglia rimane quasi l'unico schema vivibile. Le alternative - ne parlero' fra un po'- si assottigliano. I suddetti personaggi al comando vivono un certo schema sociale nel privato, e poi viene richiesto loro , in nome della diversita', di implementarne e reinventarne uno completamente diverso in ufficio. Con tutta la buona volonta', il pregiudizio inconscio mi sembra il minimo che ci si possa aspettare, anche dai migiori.
Le alternative per organizzare vita, famiglia e lavoro? Parliamone.
Nonni e parenti: qui negli USA spesso vivono in un altra citta', paese o continente. Sono spesso molto partecipi, per via digitale ed emotiva, e ho sentito anche di persone che sono uscite per un po' lasciando i bambini in video-chat con i nonni, ma diciamo che la soluzione lascia un po' a desiderare.
Tate a tempo pieno, magari coabitanti: ho adorato la mia tata Primetta, ma temo proprio che tate cosi', nella famiglia da generazioni, non se ne trovino piu'. Forse ne puoi trovare di culture molto differenti dalla tua, ma poi puo essere difficile coesistere. Onestamente, anche ammesso di averne lo spazio, un'altra persona in casa non la vogliamo. La vita e' gia' neurotica e complicata abbastanza, convivere non e' uno scherzo.
Doposcuola: per funzionare bene, deve essere progettato accuratamente, in collaborazione con il resto della giornata scolastica. I miei figli erano felici nel nido-asilo in cui sono stati fino a cinque anni, quasi sempre fino alle cinque del pomeriggio e oltre. Tre insegnanti, una giornata con ritmo adeguato, un riposino, buona alternanza di attivita' movimentate e calme, anche tempo per giocare da soli a quelllo che volevano, tutti gli altri amici stavano circa fino alla stessa ora. Invece, alle elementari, il tracollo: dopo 6 ore di scuola intensa (per risparmiare, qui pagano una sola maestra per classe), con meno di mezz'ora per mangiare e una ricreazione quasi inesistente, altre 3 ore di attivita' organizzata di doposcuola, organizzata in maniera del tutto indipendente, non ha proprio funzionato. Avevano bisogno di respirare. E di non sentirsi diversi dalla maggioranza dei bambini della classe, che al doposcuola non ci vanno.
Dal corso di al corso di. Fermo restante che ci vuole un accompagnatore, questa soluzione mi lascia un po' perplessa, anche se in parte la adottiamo. Uno deve anche imparare a gestirsi il proprio tempo senza un costante orario prestabilito.
Babysistters: Un po' come le tate, ma in genere piu' giovani e indipendenti, spesso studenti nel resto del tempo. Garantisce flessibilita' nel bene e nel male, perche' la flessibilita' e' da ambedue le parti. A noi piu' o meno funziona, ma siamo in costante stato vigilante. Per i giorni in cui le babysistters hanno gli esami o altre cose e chiedono tempo libero, per i giorni in cui la scuola e' chiusa - insegnanti in formazione professionale, giorno di vacanza aggiuntiva, o quant'atro, per i giorni in cui escono prima, per i cambi di orario dei corsi di, per i play-date con gli amichetti.
Non mi vengono in mente altre soluzioni, e tutte queste lasciano a desiderare e sono valide solo con moderazione, Infatti, il punto principale su cui molti genitori, donne e uomini, concordano, e che nessuno vuole completamente affidare la cura dei figli ad un altro. Tutti siamo convinti di voler conservare il ruolo di figura di riferimento principale. Qundi, abbiamo bisogno di tempo.
Quanto queste soluzioni siano migliori/peggiori del genitore a casa, e' motlo discutibile, Gli studi di cui ho letto parlano di qualita' della cura per i bambini, non trovano differenze a seconda di chi la cura la fornisce. E non vorrei nemmeno entrare nel merito della questione economica, ma in sintesi, con due bambini e un lavoro medio, conviene quasi stare a casa.
Parliamo delle scuole. Sono completemente concepite per famiglie con una persona a disposizione costante, e invece di migliorare, in questo senso peggiorano. Sempre piu' irregolarita' negli orari, giorni di vacanza qui e la', estati piu' corte (sarebbe piu' semplice organizzarsi con una settimana in piu' di campo estivo che cinque giorni sparsi durante l'anno). Sempre meno personale assunto, sempre piu' affidamento sul volontariato dei genitori, mescolando casa e scuola sempre di piu', cosa non sana per i bambini, io credo, e facendo sentire diversi i bambini i cui genitori non sono li' a fare i volontari. In tutta onesta', il "parent involvement" mi sembra molto, molto overrated. Vorrei che la scuola fosse il loro mondo, un piccolo universo protetto in cui imparano piano piano a vivere senza la costante ala protettiva del babbo o della mamma.
E adesso che ho distrutto tutto, cominciamo a ricostruire. Vedo le persone che cambiano. Vedo padri molto coinvolti, e interessati alla vita dei figli. Quelli che non cambiano i pannolini,non esistono piu'. Anche quelli con la moglie a casa che non lavora, si alzano la notte a cambiarli. Li vedo prendere "paternita' " estese, scappare di corsa dall'ufficio per andare a parlare con gli insegnanti. Li sento discutere dei figli e dei dettagli della loro vita, Vedo donne che vogliono ricominciare una carriera, o anche solo un'attivita' propria, anche se l'avevano interrotta. Vedo il desiderio di una gestione della casa congiunta, di una flessibilita' sul posto di lavoro che non abbia solo le donne in mente. Al contrario, dall'alto, nella cultura e nella struttura, vedo ancora discriminazione verso gli uomini che decidono di partecipare alla vita familiare.
Puo' darsi che non sia originale ma di soluzione ne vedo una.
Avevamo famiglie, anche allargate, con le donne a casa, e gli uomini a lavorare. Non c'ero, ma spero che a loro il tempo mancasse meno di quello che manca a me. Poi finalmente le donne hanno cominciato a scegliere, e hanno comiciato a lavorare, affidandosi a tate e famiglie allargate per la cura dei figli, Anche queste ultime stanno scomparendo. Qui negli USA, uno stipendio buono puo' essere ancora sufficiente a mantenere una famiglia. I padri passano piu' tempo con i figli. Se provassimo a equlibrare le cose sia a casa che sul posto di lavoro? Settimane lavorative corte, di quattro giorni? A me a mio marito cambirebbe la vita. Non per usare luoghi comuni, ma ce lo dovremo giocare da qualche parte il vantaggio dovuto all'automatizzazione tecnologica, perche' non qui? A lungo andare, converrebbe a tutti: luoghi di lavoro piu' equlibrati, sottile malessere da diversita' che se ne va e aumento della produttivita' generale, riduzione di costi di cura dei bimbi, tempo di qualita' insieme.
Leggevo su Time magazine che in un paese del nord Europa ci sono i bambini piu' felici. A scuola non hanno questi maledetti test, E i genitori sono spesso part-time, sia babbi che mamme. Qui, il part-time e' una scelta minore, che ti relega allo stato di "non-dedito al lavoro", e quindi non da considerarsi per ruoli di ulteriore responsabilita'. Rimani indietro, l'imbuto ti si stringe addosso. Il lavorare giorno e notte e' ancora premiato. E' l'ora di finirla. Lavoriamo tutti, e tutte, meno. La gente e' pronta; adesso, che si smuovano dall'alto, se davvero si vogliono riempire la bocca con la parola diversita'.