Post date: Jul 21, 2017 4:53:37 PM
A Berlino sono stata tre volte.
La prima credo che fosse nell'88, e il muro c'era ancora. A Monaco arrivai di notte, in cuccetta. Avevo un walkman e ascoltavo Zucchero. Di giorno attraversai la Germania Est, senza fermarsi mai. Ricordo una bicicletta che andava veloce, di fianco al binario. Ricordo le strade larghe e pulite, le case occupate, la metropolitana, i doner Kebab. Le coinquiline di Uge parlavano tanto e veloce,
e il mio tedesco da scuola non bastava, ma mi piaceva sedere attorno al gran tavolo della cucina, in quella casa dalle stanze grandi e i soffitti alti. Feci un corso di tedesco e conobbi gente, guardando, fuori e sullo schermo, il cielo sopra Berlino. Nei miei ricordi di adolescente, Berlino era un'isola libera di cose e genti diverse, che in Italia a quei tempi eravamo tutti bianchi e eterosessuali (o almeno cosi' dicevamo), e un po' social-comunisti con la rivoluzione in bocca - ma era gia' tardi. Nelle stazioni fantasma la luce oscillava, probabilmente apposta. All'est andammo un giorno, Uge ed io, e camminando sembrava tutto piu' grigio che dall'altra parte.
Mancavano forse i murales, ma il muro sembrava piu' vero. Alexanderplatz era quasi deserta in un primo pomeriggio d'estate. Per una volta, ricordo un Museo, il Pergamon. E al ritorno scordammo di spendere qualche spicciolo, e Uge fu perquisito.
La seconda volta, erano i primi anni novanta, volli vedere com'era dopo che il muro era caduto. L'est e l'ovest sembravano ancora tanto diversi, anche se i murales e le case occupate dilagavano anche all'est. Credo che andai per una settimana, e in aereo - ormai, a fare una notte e un giorno in treno, non ci si pensava gia' quasi piu'. Il muro era caduto da qualche anno, e l'euforia cedeva alla confusione. In Italia non votavamo piu' comunista, alla rivoluzione non si badava piu' - a parte qualche debole Pantera, mentre ci preoccupavamo di limitare i danni di Berlusconi. La confusione mi contagio' e credo che tornai pensando e dicendo che in fondo mi piaceva di piu' col muro.La terza volta è adesso.
La storia delle prime due volte è gia' storia, tra le piu' significative di cui ho visto qualche brandello e che gia' si sente rammentare come storia.
Berlino è una citta' sola, non due. Bisogna farci caso, quando si attraversa il percorso del vecchio muro, a meno che non sia diventato un museo o un'attrazione turistica. Si è costruito e si costruisce, tanto. Anche ai miei figli piacciono i marciapiedi larghi, i tanti parchi e l'invidiabile sistema di trasporto pubblico, che parrebbe strano di muoversi altrimenti. Passeggiamo per ore senza stancarci troppo, e non ci accorgiamo nemmeno di quando comincia Kreuzberg, che non sono piu' tutti turchi. Il commentario del nostro hop-on hop-off bus sottolinea i cambiamenti con un sarcasmo che non fa ridere, anche se vorrebbe, e scade nel retorico: l'est è storia, e la vita e l'euforia delle case occupate è rimpiazzata dalla gentrificazione. E forse è vero. Alexanderplatz non è piu' semi-deserta,
Mitte pullula di ristoranti e gallerie d'arte. Sono tutti fuori, la sera, dividiamo tavoli e panche di ristoranti su marciapiedi.
Non so se proietto sensazioni lontane, ma mi piace pensare ancora Berlino come un'isola libera di cose e genti diverse. Mentre sorseggio una birra, nel nostro biergarten preferito.