Post date: Oct 24, 2015 2:46:19 PM
Faceva freddo ieri, ma c'era il sole. C'era vento, ti avrebbe dato fastidio. Avresti portato uno dei tuoi giacconi, con la zip chiusa fino in cima.
Ai tempi invece, non avevi mai freddo. Ai tempi in cui mi sollevavi in alto e mi facevi "vola-vola". Compresa quella volta che ti si blocco' la schiena e poi non e' mai piu' stata la stessa, solo per un vola-vola. A volte e' un niente, come alla fine, tutto cominciato da un osso rotto.
C'era vento, come in quella foto a Segesta che ti feci vent'anni fa. Sorridi, in una luce dorata, si intravede quel borsetto a tracolla che avevi sempre.
Quante parole ti sono volate intorno, quando non le potevi piu' sentire. Hai fatto quello che avresti fatto anche prima, in un angolo senza dire niente. Come tutte quelle volte che le feste non le animavi, ma ne eri l'anima. Un anima dai mille sapori, elegantemente e abbondantemente adagiati su mille piatti che non finivano mai di deliziare. Fossimo due, quattro, dieci, cento, imbandivi per tutti. Chissa' se in qui piatti elaborati rappresentavi te stesso. Una matassa quasi inestricabile, una complicazione di strati sovrapposti sotto un elegante patina di educazione, strati di vita e di storia da una pagella da Balilla in poi. Strati che a volte saltavano fuori per un momento, in una sincerita' sconcertante e rinfrescante allo stesso tempo.
Qualche settimana fa, in uno di quegli sprazzi di attenzione momentanea ma lucida, mi dicesti che vedevi tuo padre a cavallo. Ti chiesi di parlarne, dicesti che tuo padre era un tipo molto indipendente, e tua madre una molto dedicata. Di piu', non riuscii a carpire. Pensai che forse era piu' di quello che avessi mai carpito sulla tua famiglia. A parte quel poco di contatto che in certi periodi avemmo con tuo fratello Piero e sua moglie, e quel poco che era possibile strappare dalla tata Primetta, che prima si occupo' di te ragazzino e poi di noi bambini. Il resto, se ce n'era, ve lo siete portato nella tomba.
A volte i ricordi vanno a ritroso, a salti. Dalle partita a scacchi con Rocco quest'estate, ai solitari di carte che facevi con me, a un prisma che faceva l'arcobaleno che mi portasti dal lavoro e che ho tenuto per anni sul mio cassettone. Quel lavoro di cui non sei mai stato felice, del quale dichiarasti al mio sconcertato neo-marito che non ne avevi goduto un singolo minuto. Del tuo lavoro io ricordo i viaggi e i regali che portasti, come le zapatones dall'Argentina per i nostri piedi freddi fuori e dentro il letto, o le scarpe da basket dall'America degli anni Ottanta. Per il resto, ti assorbiva alla mattina, tu la giacca e la cravatta, e ti risputava la sera, su una poltrona del salotto, con un giornale in mano e una sigaretta in bocca.
Al sabato a volte mi portavi al cinema, abbiamo visto tutti gli 007 con Roger Moore. I film ti piacevano, centinaia di cassette che registarvi e che ci siamo guardati e riguardati. Alcuni dei tuoi preferiti, come Barbarella e La Grande Abbuffata, un po' mi stupirono ma in fondo no.
Ogni volta che ho passeggiato a Boboli, ho pensato a te e ai tuoi amici di gioventu', dei quali ho conosciuto solo Alberto, e alle vostre avventure nella Firenze del primo dopoguerra. Una volta mi dicesti che Firenze era diversa allora, e che poi ad un certo punto non l'hai sentita piu' tua. Dovete esservi divertiti, in quegli anni. Come in quella foto, tu, un amico e due ragazze, che incredibilmente trovai per caso dall'altra parte del mondo, nelle mani di una di quelle due ragazze, breve compagna del tuo amico, avventura di una vita per lei e una delle tante per lui.
Ogni tanto saltava fuori un umorismo strano, accuratamente velato, oppure un po' bambinesco; a volte invece una rabbia contro il mondo, chissa' da dove, e l'umorismo non lo vedevi proprio. Come dicevi tu, non avevamo fatto il "segno di battuta" per farti capire che scherzavamo.
Ti vedo alla guida del camper che ci porto' al mare di Tropea, alle rovine di Peastum e di Pompei, alla tua vecchia casa di famiglia che non c'era piu'. Ti vedo a fare i carichi sulla macchina per le vacanze estive, biciclette legate sul tetto, bagagli ovunque, sudore che gocciolava sotto gli occhiali appuntati sul naso. Ti vedo a guardia della grande griglia piena di bistecche, salsicce, e rosticciana, la mia preferita. Ti vedo su quel bus a Maiorca un'estate fa, quando ci impuntammo a volerti portare fuori dalla nave da crociera e pensammo che anche senza scendere dal bus te la saresti goduta lo stesso, spero sia stato vero. Ti vedo nel mare di Erice quasi vent'anni fa, forse l'ultimo bagno che hai fatto, e sotto la tettoia della spiagga di Castiglione, a proteggerti dal sole, come lo chiamavi tu, "il grande nemico". Ti vedo sulla soglia della mia casa di montagna, il tuo ultimo viaggio da noi, scrutando preoccupato noi a bagno nella jacuzzi nel tiepido febbraio Californiano. Ti vedo quando cominciasti a trascinarti sulle gambe malate, troppo presto, e quando cominciasti a doverti sedere per cucinare. Ti vedo nella cucina di Firenze, che mi e' sempre sembrata troppo piccola per te, avvolto in mille odori, guai a chi ti disturba, finche' non portavi il vassoio in tavola, tra le facce sorridenti, senza alcun dubbio che sarebbe stato un pranzo meraviglioso.
Ti risento bussare ad annunciare una cena pronta, io immersa nello studio per gli esami in una Firenze torrida di luglio, ti risento chiedere se ci saremo a pranzo o a cena, incassando elegantemente la nostra richiesta di fare solo primo o solo secondo. Dicesti di si, ma non l'hai mai davvero fatto.
A volte, senza nessun altro intorno, parlavamo. Non che si dicesse chissa' che, ma le parole sembravano vere. Era sempre in un momento di calma, poltrone o divani prima, il tuo letto poi, quando cominciasti a passarci tanto tempo. Non c'erano diritti e doveri, non c'erano veli, solo pensieri ad alta voce.
Meno di un mese fa ripartivo, come tante altre volte, e come tante altre volte ti ho salutato, senza darti a vedere che lo sapevo che era l'ultima. Neanche tu, e anche tu credo che lo sapessi. Mi hai detto buon viaggio, come le altre volte. Buon viaggio a te, papa'. Oggi e' una giornata bellissima, lo sai? Si e' calmato anche il vento.