Post date: Dec 27, 2011 6:30:29 PM
Questo pensiero e' riportato da una precedente edizione del mio blog.
Sono arrivata a concludere che una gran parte dello shock culinario alla quale un Italiano che emigra negli Stati Uniti e’ generalmente esposto si potrebbe spiegare rispondendo alla seguente domanda: “Il cibo, di chi e’ ?”. Mi spiego meglio: quando ti siedi per mangaire, al ristorante o in una casa, prova pensare: di chi e’ questo cibo, del cuoco che l’ha preparato o dell’ospite che lo mangia? Il fatto che pagherai il conto, o semplicemente che lo mangerai, ti autorizza a chiedere modifiche, alterare con ogni tipo di aggiunta, aspettare finche’ ti comoda, modificare l’ordine dei piatti, chiedere una descrizione dettagliata di tutti gli ingredienti?
E adesso, rispondi a questa domanda: se vai ad un museo e paghi il biglietto, o vedi un dipinto in una casa di un amico, e vuoi goderne la vista, chiedi pennelloe colori per modificarlo, ne sposti la posizione sul muro, lo scambi con altri, o cose simili? Immagino di no. Al piu’, ti limiterai a tirare le tende,per cambiare l’illuminazione, o ti sposterai in un post diverso. Un po’ come aggiungere un po’ di sale. Alla fine, forse dirai se ti e’ piaciuto o no. Il cibo e’ arte, trattalo di conseguenza.