Post date: Aug 8, 2012 3:56:42 AM
Ho passato un mese in Italia. Non capitava, da una decina d'anni. Da quando sono tornata, la gente mi chiede com'e' stato.
Splendido e lacerante, vorrei rispondere io.
Splendido come il campanile di Giotto negli occhi della macchina fotografica di Luna, come i racconti di cavalieri e di armature dello zio Uge al Museo Stibbert, come i balletti di Rocco per la zia La Tizia e le danze di crema e cioccolata di Luna e Costanza.
Come una pila di libri per bambini fra gli affreschi, una giostra fra i monumenti, un'altalena fra le zanzare dove dondolai tanti anni fa, come un treno che ci passa ancora accanto.
Come la Nonna Fiora che insegna ai bimbi a bere alla fontana delle Storte, e la lotta giocosa per strappare il bastone al Nonno Franco.
Come un ristorante intarsiato in una cava, o come il vino incastonato nei muri di un pozzo romano.
Come bimbi fradici al Piazzone, e funghi porcini infiniti su una terrazza bianca dove l'occhio respira.
Come un bagno e un pranzo a vista smisurata, la piscina e il ristorante tutti per noi.
Come un gioco di bimbi e adulti a Montebeni, a Campicuccioli, o a Carmignano, noi che abbiamo giocato insieme per una mezza vita e adesso giochiamo con loro.
Come una mozzarella di bufala, e un pranzo sul terrazzo che finisce dopo le tre, annaffiato di vino e chiacchere senza tempo, la pancia e gli occhi pieni di mare.
Come un bagno nel mare Ponza, una pizza e tanto colore a Napoli , una passeggiata fra i muri bianchi di Sperlonga.
Come un chiostro silente e un'altro allegro di studenti e di caffe'.
Splendido, come gli sguardi, gli abbracci, i sorrisi, di tutti gli amici e parenti che hanno fatto spazio e tempo per noi,.
Lacerante, come tutto quello che non funziona.
Come la spazzatura fra gli scivoli e le altalene, come i diritti e la civilta'calpestati con la prepotenza
Come tutto quello che non si fara' piu', prima fra tutti la gita a San Martino.
Come la spiaggia chiusa di Chiaia di Luna, che non si e' stati capaci di fermare una scogliera.
Come una teca e una bacheca nello stesso posto di vent'anni fa.
Come trentacinquenni trattati come lattanti, quarantenni penultimi entrati, cinquantenni apostrofati come giovani.
Come le idee rubate, le capacita' sprecate, le voci rassegnate, lo sforzo caparbio di chi ancora vuol fare la differenza, e la frustrazione infinita di chi si scontra, con tutto.
Lacerante, come il destino di chi vive in due mondi, e non apparterra' piu' pienamente ad alcun luogo,
Lacerante, in tutto il suo splendore.